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Ricerca personalizzata
I cognomi e la ricerca genealogica

La genealogia è la disciplina che ha come oggetto lo studio dell'origine e della discendenza delle famiglie. Essa aveva grande valore già al tempo dei Romani ma crebbe di importanza pratica soprattutto nel medioevo, dato che la qualità della nascita e l'appartenenza ad una data famiglia erano elementi decisivi per rivestire certe cariche o per entrare in una corporazione od in un capitolo cavalleresco.

Possiamo ricordare che in occidente le prime registrazioni anagrafiche si devono a Marco Aurelio. Fu questi infatti – dopo essere stato in Egitto dove già vigeva l'obbligo per i funzionari dello Stato di registrare le nascite – ad introdurre nell'Impero romano l'obbligo a carico di ogni cittadino di registrare entro trenta giorni la nascita di un figlio. In un periodo in cui Roma era un crogiolo di razze ed era quindi fondamentale, per diversi fini, la distinzione tra cittadini e non cittadini e tra uomini liberi e non liberi, tale obbligo fu imposto per poter determinare con certezza l'età, la razza e soprattutto appunto la condizione e l'origine di ciascun abitante dell'Impero.
L'istituto della registrazione anagrafica delle nascite rimase in vigore sino alla caduta dell'Impero avvenuta nel 476, per poi essere nuovamente reintrodotto nel 1563 in seguito al Concilio di Trento. Ciò avvenne ad opera della Chiesa mediante la tenuta dei registri parrocchiali certificanti, oltre alle nascite, i matrimoni e le morti. Con l'Unità d'Italia (1861) si ebbe l'istituzione dell'Anagrafe dello Stato Civile che proseguì l'opera di registrazione della nascita, cittadinanza, matrimonio e morte di ogni soggetto dimorante nel territorio italiano, a prescindere dal suo credo religioso.
Solo quando si estese l'uso e cominciò il tramandarsi del cognome, le genealogie acquistarono una certa precisione. Se fino alla fine del XII secolo il cognome era privilegio esclusivo delle classi più alte, a partire dalla fine del XV secolo -- grazie appunto alle disposizioni del Concilio di Trento sulla tenuta dei libri baptizatorum affidati ai Parroci – l'uso del cognome cominciò a diffondersi anche nelle classi più umili e ad assumere una certa stabilità. Tuttavia, sino alla definitiva creazione dello Stato Civile da parte dello Stato italiano, ogni individuo poteva assumere un cognome diverso da quello del proprio padre e mutarlo nel corso della vita. Invero, “anteriormente al 1861, risalendo le generazioni maschili ascendenti degli individui, si possono riscontrare diversità nei cognomi usati, nella loro esatta grafia, nelle trasformazioni, nelle aggiunte. Non essendovi atti autoritativi che concedessero ad ogni famiglia un determinato cognome o riconoscessero quello che era usato per un più o meno lungo periodo dai suoi membri, ne conseguiva che soltanto il possesso pacifico e pubblico di un dato, stabile cognome, nel succedersi delle generazioni maschili, era considerato titolo idoneo ad attribuire il diritto al cognome così appalesato. Mentre nell’epoca attuale un cognome non potrebbe acquisirsi con il suo uso reiterato in contrasto con quello segnato sugli atti di stato civile, tale evenienza poteva accadere nei secoli anteriori alla istituzione del servizio di Stato Civile” (CANSACCHI, Il diritto soggettivo all’aggiunta di un secondo cognome, in Riv. Ar., 1967, p. 43).

Ovviamente la genealogia riveste una notevole importanza nel campo del diritto nobiliare, nell'ipotesi in cui si debba accertare la discendenza di un soggetto dal capostipite investito di un titolo nobiliare.
In ogni caso, al di là della nobiltà, la ricostruzione dell'albero genealogico si rivela interessante perché attraverso la ricerca e la raccolta degli atti di nascita, matrimonio e morte dei componenti della famiglia (estratti dagli Archivi dello Stato Civile e dagli Archivi ecclesiastici) si determina con certezza l'origine e la storia della stirpe e, poiché tutti gli ascendenti nacquero, si sposarono ed ebbero figli, i documenti genealogici possono essere reperiti per qualsiasi famiglia.