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GLI SCUDI

    Lo scudo dello stemma è il fondo su cui si disegnano le pezze araldiche (sull'argomento PIERO GUELFI CAMAJANI, Dizionario Araldico, Manuali Hoepli, 1940, p. 481 e segg.).

    L'articolo 59 dell'ultimo Regolamento per la Consulta Araldica del Regno, approvato con R.D. 7 giugno 1943 n. 652 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno del 24 luglio 1943, n. 170, supplemento ordinario) stabilisce che: “lo scudo d'arme normale tradizionale in Italia è quello appuntato e per le donne quello ovato. Sono tollerate le altre fogge di scudi riservando la forma romboidale alle armi femminili. Nelle concessioni si escluderanno le fogge arcaiche e di torneo, inclinate a tacca, a testa di cavallo ecc.”.

    Dunque per gli uomini lo scudo normale, tradizionale, è quello appuntato cioè sannitico o moderno in uso in Italia sin dal XVI secolo.



    Scudi di altra forma -- come quello detto “a testa di cavallo” (usato soprattutto nelle riproduzioni in pietra poste sui monumenti), quello ovale “a cartoccio” circondato da arricciature,



quello “inclinato” cioè piegato sul lato destro e con un intaglio nel cantone superiore destro per il quale il cavaliere passava la lancia nel combattere



od altri variamente sagomati -- erano tollerati sebbene non più oggetto di concessione durante il Regno d'Italia.

    Per le donne lo scudo normale è quello ovato; era tollerato quello a forma romboidale.




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GLI ELMI

    Gli elmi si pongono sopra lo scudo e rappresentano il grado nobiliare per il tramite della loro forma, colore e  posizione, mentre non sono indizi di dignità la superficie rabescata, le bordature o cordonature dorate o argentate. Essi si trovano in araldica in molte fogge, come ricordo della cavalleria e delle imprese militari. “Molte fogge di elmi furono usate nel medio evo, fra le quali: la celata caschetto assai leggero da cavaliere, il morione usato dai fanti, il bacinetto casco senza visiera, il pentolare, ecc.” (PIERO GUELFI CAMAJANI, Dizionario Araldico, Manuali Hoepli, 1940, p. 237).

    In base alle norme contenute nell'ultimo Regolamento per la Consulta Araldica del Regno, nella rappresentazione degli stemmi “si possono usare tutte le forme di elmi che sono consuetudinarie nell'araldica” (art. 60). “Gli elmi sono di acciaio, dorati per la Famiglia Reale, argentati per le famiglie nobili” (art. 62). L'uso dell'elmo è consentito anche alle famiglie di cittadinanza, cioè alle famiglie che, senza essere nobili, hanno diritto a portare uno stemma: questi sono rappresentati “di acciaio brunito” (art. 66). Viceversa “gli ecclesiastici, le donne, gli Enti morali, in massima non usano il fregio dell'elmo”(art. 67).

    Con riferimento ai rapporti tra elmi e corone, l'articolo 90 del Regolamento citato stabilisce che: “le famiglie nobili o patriziali senza possesso di titolo speciale di nobiltà usano la loro corona collocandola sopra l'elmo”.  Il successivo articolo 91, prevede che: “le famiglie titolate fregiano il loro scudo con due corone: una più grande appoggiata al lembo superiore dello scudo e contornante l'elmo, ed un'altra più piccola sostenuta dall'elmo stesso. La corona maggiore sarà quella relativa al titolo personale; la minore quella del titolo più elevato della famiglia”.
    Dunque, le famiglie che vantano un titolo nobiliare diverso da quello di Nobile o Patrizio usano due corone che si pongono: una più grande, sopra lo scudo ed alla base dell'elmo; una più piccola, sopra l'elmo stesso. Queste due corone sono identiche nella foggia qualora il titolo personale coincida con quello familiare. Nel caso in cui invece il titolo personale sia diverso da quello familiare la corona più grande sarà quella relativa al titolo personale, la più piccola quella del titolo più elevato della famiglia.


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LE CORONE DI PRINCIPE

    Gli articoli 70 e 71 dell'ultimo Regolamento per la Consulta Araldica del Regno stabiliscono che: “la corona normale di Principe è sormontata da otto foglie di acanto o fioroni d'oro (cinque visibili) sostenute da punte ed alternate da otto perle (quattro visibili)” (art. 70).



    Tuttavia “sono tollerate le corone di Principe che non hanno i fioroni alternati da perle o che sono bottonati di una perla



o che hanno le perle sostenute da punte o che sono chiuse col velluto del manto, a guisa di tocco sormontato o no da una crocetta di oro o da un fiocco d'oro fatto a pennello” (art. 71).



    Infine, in base al successivo art. 72: “le famiglie decorate del titolo di Principe del Sacro Romano Impero possono portare lo speciale berettone di questa dignità”.   

    Dunque, “la corona di dignità dei Principi non è uniforme” (...) per esempio, “i Principi romani adottarono il cerchio con il risvolto di ermellino come quello dei Principi del S.R.I. – dato che il Papa è depositario della dignità del S.R.I. -- mentre i Principi feudali usano la corona dei cinque fioroni, rialzata da tre semicerchi sostenenti il globo crociato e col tocco di velluto rosso (così: MISTRUZZI DI FRISINGA, Trattato di Diritto Nobiliare Italiano, Giuffrè, Milano, 1961, vol. III, pp. 253).

    Vi sono poi le corone dei Principi Reali la cui particolare disciplina (insieme a quella delle corone della Famiglia Reale) è contenuta nel regio decreto 1° gennaio 1890. “La Corona Reale di Savoia è chiusa da otto vette d'oro (cinque visibili) moventi dalle foglie e dalle crocette riunite con doppia curvatura sulla sommità, fregiate all'esterno da grosse perle decrescenti dal centro e sostenenti un globo d'oro cerchiato, cimato, come Capo e Generale Gran Maestro dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, da una crocetta d'oro trifogliata, movente dalla sommità del globo. La Corona della Regina è uguale a quella del Re, colla sostituzione, alla crocetta trifogliata, di una crocetta piena d'oro, pomata alle tre estremità superiori, con altrettante piccole perle e movente dalla sommità del globo. La Corona del Principe Reale ereditario è simile a quella della Regina, ma con sole quattro vette (tre visibili) moventi dalle foglie. La Corona dei Principi Reali è chiusa da un semicerchio d'oro, movente dalle foglie laterali, fregiato superiormente con una fila di piccole perle tutte eguali e cimato dal globo cerchiato e crociato eguale a quello della Corona del Principe Reale ereditario. La Corona dei Principi del Sangue non è chiusa. Le Corone del Re, della Regina e del Principe Reale ereditario sono foderate di un tocco di velluto cremisino” (così: PIERO GUELFI CAMAJANI, Dizionario Araldico, Manuali Hoepli, 1940, pp. 204-205).

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LE CORONE DI DUCA

    La corona di Duca “è simile a quella di Principe ma senza tocco” (PIERO GUELFI CAMAJANI, Dizionario Araldico, Manuali Hoepli, 1940, p. 205) e cioè quindi un cerchio d'oro tempestato di gemme sostenente nove fioroni d'oro (5 visibili) caricati ciascuno di una perla nel cuore.

    Per l'articolo 73 del citato ultimo Regolamento: “la corona normale di Duca è cimata da otto fioroni d'oro (cinque visibili) sostenuti da punte”.



    Per il successivo art. 74: “sono tollerate le corone di Duca coi fioroni bottonati da una perla o chiuse col velluto del manto disposto a guisa di tocco”.




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LE CORONE DI MARCHESE

    In base all'art. 76 del Regolamento: “la corona normale di Marchese è cimata da quattro fioroni d'oro (tre vi sibili) sostenuti da punte ad alternati da dodici perle disposte tre a tre in quattro gruppi piramidali (due visibili)”.



    Per il successivo art. 77: “sono tollerate le corone di Marchese coi gruppi di perle sostenuti da punte e colle perle disposte tre a tre una accanto all'altra e collocate o sul margine della corona o sopra altrettante punte”.




    Per PIERO GUELFI CAMAJANI (Dizionario Araldico, Manuali Hoepli, 1940, pp. 205-206) la corona di Marchese “è un cerchio d'oro rabescato e tempestato di gemme sostenente quattro fioroni d'oro (3 visibili) e altrettante basse punte sormontate ciascuna da tre perle poste una su due”.


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LE CORONE DI CONTE

    Per l'articolo 78 del predetto Regolamento: “la corona normale di Conte è cimata da sedici perle (nove visibili)”.   




    Per il successivo art. 79: “sono tollerate le corone di Conte con le perle sostenute da punte o cimate da quattro grosse perle (tre visibili) alternate da dodici piccole perle disposte in quattro gruppi (due visibili) di tre perle ordinate a piramide o collocate una accanto all'altra e sostenute dal cerchio o d'altrettante punte.




   
    Per quanto riguarda la corona dei Conti Palatini, quella “simile a quella dei Conti feudali rialzata di 12 punte sormontate da altrettante perle delle quali se ne vedono soltanto sette”, fu poco usata ed è caduta in totale disuso, adottandosi anche per i Conti Palatini “la corona a 16 punte” (PIERO GUELFI CAMAJANI, Dizionario Araldico, Manuali Hoepli, 1940, p. 206). Più precisamente, in virtù della Massima Nobiliare del 21 febbraio 1915 poi ripresa dal citato art. 79 “ai Conti Palatini viene attribuita una Corona comitale speciale, che è a tre perle alzate ed a sei ribassate”.



    Per l'art. 87 del Regolamento: “la corona normale di Visconte è cimata da quattro grosse perle (tre visibili) sostenute da altrettante punte ed alternate da quattro piccole perle (due visibili) oppure da due punte d'oro”.


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LE CORONE DI BARONE

    L'articolo 80 del Regolamento stabilisce che: “la corona normale di Barone ha il cerchio accollato da un filo di perle con sei giri in banda (tre visibili)”. In altre parole, la corona di Barone è “un cerchio d'oro rabescato intorno al quale sono attorcigliati sei giri di perle a guisa di monile, dei quali se ne vedono soltanto tre” (così: PIERO GUELFI CAMAJANI, Dizionario Araldico, Manuali Hoepli, 1940, p. 206).



    Per il successivo art. 81: “sono tollerate le corone di Barone col tortiglio alternato sul margine del cerchio da sei grosse perle (quattro visibili), oppure, omesso il tortiglio colla cimatura di dodici perle (sette visibili), o collocate sul margine del cerchio, o sostenute da altrettante punte”.


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LE CORONE DI NOBILE E DI PATRIZIO

    L'articolo 82 del Regolamento stabilisce che: “la corona normale di Nobile è cimata da otto perle (cinque visibili)”.


   
    Per il successivo art. 83: “è tollerata la corona di Nobile colle perle sorrette da altrettante punte”.



    La corona di Patrizio è “un cerchio d'oro liscio sormontato da quattro punte di lancia alternate con quattro globetti simili a perle, il tutto d'oro”.
    Tale corona non è però più usata e per i Patrizi solitamente si utilizza una corona formata da quattro fioroni (tre visibili) alternati da altrettante perle (due visibili), cioè una corona “quasi simile a quella antica di marchese meno le dodici perle che sono sostituite da 4 soltanto” (così: PIERO GUELFI CAMAJANI, Dizionario Araldico, Manuali Hoepli, 1940, p. 207).

    La corona dei Patrizi genovesi “è fregiata di 4 fioroni (3 visibili) alternati da 4 perle (2 visibili)” (PIERO GUELFI CAMAJANI, op. cit., p. 208).
   
    Per l'art. 89 dell'ultimo Regolamento per la Consulta Araldica del Regno, approvato con R.D. 7 giugno 1943 n. 652, “i Patrizi veneti possono fregiare il loro stemma di una corona patriziale speciale, formata da un cerchio d’oro, gemmato e contornato sostenente otto fioroni stilizzati (tre e due mezzi visibili) alternati da altrettante perle (quattro visibili)”.

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    Per ulteriori approfondimenti si veda anche: I titoli nobiliari nella sezione LA NOBILTA' di questo sito.

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    Disegni tratti da: VITTORIO SPRETI, Enciclopedia Storico Nobiliare Italiana, Milano, 1928, Vol. I, pp. 53 e segg..